Di Mara Turani
Marzo oltre ad essere il mese -scadenza del dpcm , è anche il mese del Festival sanremese che, al di là delle polemiche che lo accompagnano, contiene due grandi partecipazioni musicali che ci riguardano direttamente e che ci rendono orgogliosi.
Davide Toffolo, conosciutissimo ormai dai più non solo come front man dei Tre Allegri Ragazzi Morti, ma come tanto altro (altrissimo oserei dire) e Francesca Mesiano, detta California, nata a Pordenone e adottata dalla grande mela lombarda, che fa parte del duo Coma Cose.
Due pordenonesi doc che rappresentano, seppur con una differenza generazionale, l’anima ribelle inquieta della città.
Lei che “vengo dal niente, ma voglio tutto”, lui che “la faccia della luna oggi è bruna, non è che non ci sia, ma è come fosse andata via”. Li unisce una città compressa da due anime: la ribelle e la composta, specchio di riflessi opposti, dai quali trarre spunto per poi… scappare?
Ecco, mi piace partire da questa domanda per fare una riflessione: Pordenone ha un’anima musicale grande e completa, ha un sottobosco punk, dove la parola punk è “rifiuto di un certo tipo di esistenza” , dove ci si sente scossi e nervosi (ricordo i Prozac +).
Pordenone ha tutte le credenziali per essere “stappata” come una bottiglia di buon vino, per fare tzzz come le lattine (cit.). Non sarà certo il Festival a decretarlo, ma servirà a ricordarcelo.
Potremmo molto, se lo volessimo. Potremmo dare quel qualcosa in più che abbiamo già. Nella città bomboniera esiste un’anima contaminata che è humus, poesia e squarcio.
Ma abbiamo chiuso spazi musicali, abbiamo paura del rumore e sperimentiamo poco o niente, ultimamente.
Ci servono anche altri cantieri, i cantieri della musica e dell’arte, necessità imprescindibili per tanti ragazzi giovani e meno giovani, con la passione per la sperimentazione, per l’incognito, per la vita.
Si può “vivere fuggendo” nel luogo da cui si parte. Non è peccato provarci.