È stato un dibattito acceso quello che ha animato il Meetup 5 Stelle di Pordenone ieri sera.
Ha tenuto banco l’evento accaduto domenica scorsa, definito “la goccia che fa traboccare il vaso” in un noto locale di Piazza XX Settembre dove il disastroso annullamento del tentativo di rivitalizzare il centro con un po’ di musica dal vivo è immediatamente diventato simbolo della protesta su Facebook.
Un concerto finito troppo presto che ha avuto inizio alle 19 non a notte fonda, un solo amplificatore per chitarra e regolare permesso di esibizione, dopo ben 5 anni dall’ultimo evento organizzato nello stesso locale. Meno di così significa arrendersi al silenzio e al torpore di una città che sembra avere ogni anno qualcosa in meno da offrire ai suoi cittadini.
Un concerto iniziato e concluso anzitempo per le solite proteste, col solito intervento delle forze dell’ordine.
Eppure Pordenone in passato ha sempre fatto della cultura in senso lato un proprio fiore all’occhiello.
Qualcosa non torna, c’è una contraddizione a diversi livelli che molti pordenonesi non riescono più a sopportare. Perché avere locali che danno spazio alla musica dal vivo fa diventare la città un polo di attrazione culturale. I musicisti di talento, hanno bisogno di palcoscenici dove misurarsi e non c’è bisogno di ricordare una volta di più quanto siamo orgogliosi ancora oggi di avere dato i natali ad un’avanguardia italiana ai tempi del Great Complotto e al contempo di aver sfornato talenti di fama internazionale nella musica moderna, classica e nel jazz.
Stanno emergendo nuove realtà a Pordenone che mostrano una volta di più come la nostra città sia particolarmente sensibile alla musica e i musicisti cerchino punti di incontro e di scambio culturale, come il PNJ Collective.
In più un considerazione emersa è banalmente di carattere economico. Va da sé che organizzare un evento nel proprio locale è un incentivo a portare la gente fuori dalle proprie case alla sera e a ripopolare i locali del centro (per lo più chiusi durante le sere dei feriali) e non si capisce perché le ordinanze comunali vadano nel senso opposto.
Secondo gli attivisti del Meetup Pordenone 5 Stelle prima ancora di utilizzare i soldi pubblici (cioè soldi nostri) dedicati al finanziamento di festival e rassegne comunali, bisognerebbe dedicare la propria attenzione a ricreare quell’humus culturale a costo (pubblico) zero nel quale l’economia abbraccia, per una volta, anche la cultura. Gli spazi non mancano, anzi c’è un evidente difficoltà da parte dell’amministrazione comunale a collocare quelli esistenti chiusi per inattività.
E allora com’è possibile che non si trovi una collocazione per la mostra del ventennale di una band simbolo come i Tre Allegri Ragazzi Morti? NON È ALL’ALTEZZA DEL “POSIZIONAMENTO” CULTURALE DELLA CITTÀ O I TARM NON RIENTRANO NEL CIRCUITO ISTITUZIONALE?
Un ultimo aspetto è di carattere sociale: la musica è una chiave, stabilisce un dialogo ancor prima che questo avvenga e negarlo equivale a piantare fiori di plastica nelle aiuole. Quello che bisogna sapere è che i pordenonesi meritano fiori vivi nelle loro vite, e lo stesso vale per la musica.
Infine le proposte da parte degli attivisti non sono mancate: dal rendere fruibili spazi esistenti e non utilizzati per la musica sia chiusi che all’aperto, a favorire i concerti unplugged in centro, a supportare le spese di insonorizzazione dei locali pubblici, chiedendo all’amministrazione comunale di invertire completamente il proprio atteggiamento evidentemente ostile (basti leggere le ordinanze in proposito) nei confronti dei commercianti che si prodigano, anzi oramai si può dire che si immolano, ad offrire intrattenimento.
Insomma i 5 Stelle di Pordenone non ci stanno a subire l’inesorabile parabola discendente dell’attrattività della città e a proposito di questo non escludono azioni di protesta eclatanti.
Gruppo Stampa
Meetup Pordenone 5 Stelle