Il flusso dei richiedenti asilo che giungono a Pordenone non trova fine e, stando ai dati ufficiali raccolti tramite la Prefettura, non è destinato ad esaurirsi in tempi brevi.
Nei mesi autunnali dell’anno scorso avevamo assistito all’inattività del Sindaco Pedrotti che, sul presupposto della mancanza di una competenza specifica del Comune ad intervenire nella gestione del problema, benché formalmente legittimo, aveva dimostrato il proprio disinteresse morale e politico verso qualsiasi altra forma positiva di intervento nell’accoglienza delle persone. Infatti i richiedenti asilo erano stati relegati per settimane al freddo delle tende allestite presso il parco S. Valentino, prima che venissero trasferiti in luoghi adeguati. Tutto ciò senza che ci fosse un piano coordinato di intervento, con continui rimpalli di responsabilità fra i soggetti interessati e macroscopiche carenze nell’assistenza delle persone. In questo ”groviera” della solidarietà, il volontariato si era organizzato in una rete solidale che aveva svolto una fondamentale azione concreta di supplenza, garantendo ai richiedenti asilo generi di prima necessità, assistenza medica e informazioni sugli adempimenti amministrativi da sbrigare.
Attualmente sono circa seicento i richiedenti asilo presenti sul territorio provinciale e a gennaio si è chiuso il bando nazionale di gara pubblicato dal Ministero dell’Interno per l’affidamento del servizio della gestione dell’ accoglienza di 800 persone. In gioco ci sono 9 milioni di euro. Vi hanno partecipato cooperative, sia di derivazione cattolica che laica, su cui chiediamo che la Prefettura vigili attentamente, soprattutto circa le spese e il servizio che esse si sono impegnate a erogare.
Crediamo che il Comune però non possa continuare a lavarsi le mani della questione come ha fatto finora, ma debba invece assumersi un ruolo-chiave di protagonista e che, nel rispetto delle reciproche competenze istituzionali, diventi soggetto attivo. Vogliamo in particolare che il Comune di Pordenone convochi una tavola rotonda per la redazione di un protocollo per l’accoglienza diffusa insieme ai Comuni limitrofi, la Prefettura, la Questura, gli enti gestori dell’accoglienza e i portatori delle istanze del territorio, per disciplinare le fasi, gli interventi e il coordinamento della situazione locale. In questa sede potranno essere individuati le cd. strutture “HUB” per le pratiche di identificazione e i controlli sanitari, quelle adibite ad accogliere le persone durante la pendenza delle domande di asilo e infine quelle ove saranno ospitati gli effettivi beneficiari della protezione internazionale.
Vogliamo inoltre che il Comune di Pordenone partecipi, con l’istituzione di un ente ad hoc qualificato o in prima persona, ai futuri bandi di assegnazione del servizio di accoglienza, in modo tale da evitare che ingenti flussi di denaro pubblico possano essere destinati a soggetti esterni, con conseguente risparmio di spesa pubblica. Così si eviteranno le omissioni e i ritardi già verificatisi e, soprattutto, la Città saprà far fronte ai futuri arrivi in maniera efficace, responsabile ed etica.